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Catacombs of Praetextatus: Difference between revisions

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{{Expand Italian|Catacombe di Pretestato}} {{Expand Italian|Catacombe di Pretestato}}
The '''Catacombs of Praetextatus''' is a ] complex on the left side of the ] in the modern-day ] quarter of ]. Its modern entrance is on the via Appia Pignatelli. It is named after its founder or the man who gave the land on which it was built.<ref>{{in lang|it}} {{cita web|url=http://www.060608.it/it/cultura-e-svago/beni-culturali/beni-archeologici/catacombe-di-pretestato.html|title=Catacombe di Pretestato|editore=Cultura e svago|accesso=21 ottobre 2020}}</ref> The '''Catacombs of Praetextatus''' is a ] complex on the left side of the ] in the modern-day ] quarter of ]. Its modern entrance is on the via Appia Pignatelli. It is named after its founder or the man who gave the land on which it was built.<ref>{{in lang|it}} {{cite web|access-date=21 October 2020 |publisher=Cultura e svago |title=Catacombe di Pretestato |url=http://www.060608.it/it/cultura-e-svago/beni-culturali/beni-archeologici/catacombe-di-pretestato.html}}<!-- auto-translated from unknown (Italian or Spanish) by Module:CS1 translator --></ref>


<!--- == Topography ==<!---
== Topografia ==
La catacomba, come detto, è posta sul lato sinistro dell'antica via Appia. Il nucleo principale (il primo livello) è composto da una lunga galleria, in origine adibita a cisterna sotterranea, e adattata in seguito a sepolcreto ipogeo: essa è chiamata ''“spelunca magna”''; fu scavata nel ] ed utilizzata come cimitero nel ]. In seguito (]) fu scavato un livello più profondo rispetto alla ''spelunca magna'', che aveva un accesso proprio ed indipendente dal primo livello. Questi due livelli furono ampliati con gallerie e cubicoli, annettendo in tal modo preesistenti sepolcreti ipogei. La catacomba, come detto, è posta sul lato sinistro dell'antica via Appia. Il nucleo principale (il primo livello) è composto da una lunga galleria, in origine adibita a cisterna sotterranea, e adattata in seguito a sepolcreto ipogeo: essa è chiamata ''“spelunca magna”''; fu scavata nel ] ed utilizzata come cimitero nel ]. In seguito (]) fu scavato un livello più profondo rispetto alla ''spelunca magna'', che aveva un accesso proprio ed indipendente dal primo livello. Questi due livelli furono ampliati con gallerie e cubicoli, annettendo in tal modo preesistenti sepolcreti ipogei.


Ricchissimo di monumenti e di reperti è il sopraterra, utilizzato già in epoca non cristiana per sepolture di personaggi dell'aristocrazia senatoria e della famiglia imperiale: qui fu scoperto il ] (] d. C.), ora conservato nel quadriportico del complesso cimiteriale. Con l'avvento dei cristiani, il sopraterra si arricchì di altri monumenti. I documenti altomedievali, in particolare gli ''itinerari per pellegrini'', parlano di due basiliche, una dedicata ai santi Tiburzio, Valeriano e Massimo, e l'altra a san Zanone: di entrambe non rimane più traccia. Vi sono inoltre resti di due mausolei: uno a pianta ''esaconca'' (ossia un mausoleo rotondo con sei nicchie), ed uno a pianta quadrata con quattro esedre laterali. Basiliche, mausolei e catacomba costituivano nel ]-] una specie di vasto santuario, visitato da molti pellegrini. Ricchissimo di monumenti e di reperti è il sopraterra, utilizzato già in epoca non cristiana per sepolture di personaggi dell'aristocrazia senatoria e della famiglia imperiale: qui fu scoperto il ] (] d. C.), ora conservato nel quadriportico del complesso cimiteriale. Con l'avvento dei cristiani, il sopraterra si arricchì di altri monumenti. I documenti altomedievali, in particolare gli ''itinerari per pellegrini'', parlano di due basiliche, una dedicata ai santi Tiburzio, Valeriano e Massimo, e l'altra a san Zanone: di entrambe non rimane più traccia. Vi sono inoltre resti di due mausolei: uno a pianta ''esaconca'' (ossia un mausoleo rotondo con sei nicchie), ed uno a pianta quadrata con quattro esedre laterali. Basiliche, mausolei e catacomba costituivano nel ]-] una specie di vasto santuario, visitato da molti pellegrini.
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== Storia == == History ==<!---
Il cimitero di Pretestato sorse a cavallo tra il II ed il III secolo, l’utilizzo sepolcrale dell’area ebbe inizio a partire dagli ultimi decenni del II secolo d.C., a seguito di una rifunzionalizzazione di parte del Triopio di ]: il lussuoso polo residenziale realizzato su proprietà precedentemente appartenenti alla famiglia degli Annii, ed ereditate dal letterato greco dopo la morte della moglie ]. Il cimitero di Pretestato sorse a cavallo tra il II ed il III secolo, l’utilizzo sepolcrale dell’area ebbe inizio a partire dagli ultimi decenni del II secolo d.C., a seguito di una rifunzionalizzazione di parte del Triopio di ]: il lussuoso polo residenziale realizzato su proprietà precedentemente appartenenti alla famiglia degli Annii, ed ereditate dal letterato greco dopo la morte della moglie ].
Il complesso venne scelto dai membri dell’aristocrazia romana e dai liberti imperiali per l’edificazione delle proprie ricche sepolture <ref> {{cita libro | nome=Mazzei Barbara, Salvetti Carla| titolo=Il sarcofago attico degli Amorini a Pretestato. Restauro e nuove considerazioni iconografiche |rivista= Rivista di Archeologia Cristiana| volume=76 | Il complesso venne scelto dai membri dell’aristocrazia romana e dai liberti imperiali per l’edificazione delle proprie ricche sepolture <ref> {{cita libro | nome=Mazzei Barbara, Salvetti Carla| titolo=Il sarcofago attico degli Amorini a Pretestato. Restauro e nuove considerazioni iconografiche |rivista= Rivista di Archeologia Cristiana| volume=76 |
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Caduto in oblio ed abbandonato, il complesso cimiteriale tornò a essere visitato a partire dal ]. Fu scoperta una scala di accesso dal ], ancora praticabile nel ] ai tempi di ]: da essa si calarono diversi visitatori che lasciarono i loro graffiti e le loro firme. Altri graffiti sono stati trovati risalenti agli inizi del ]. Fu il de Rossi, nel ] ad annunciare non solo la scoperta della catacomba, ma la sua identificazione con quella di Pretestato. In tempi recenti, le catacombe sono state studiate, in particolare da Enrico Josi e da Francesco Tolotti negli ] del secolo scorso. Caduto in oblio ed abbandonato, il complesso cimiteriale tornò a essere visitato a partire dal ]. Fu scoperta una scala di accesso dal ], ancora praticabile nel ] ai tempi di ]: da essa si calarono diversi visitatori che lasciarono i loro graffiti e le loro firme. Altri graffiti sono stati trovati risalenti agli inizi del ]. Fu il de Rossi, nel ] ad annunciare non solo la scoperta della catacomba, ma la sua identificazione con quella di Pretestato. In tempi recenti, le catacombe sono state studiate, in particolare da Enrico Josi e da Francesco Tolotti negli ] del secolo scorso.
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== Martyrs ==<!---
== I martiri di Pretestato ==
Analogamente ad altre catacombe, anche in quella di Pretestato sono diversi i martiri e i santi ricordati e celebrati. Abbiamo già menzionato al fatto che nel sopraterra, in due distinte basiliche, venissero commemorati i santi Tiburzio, Valeriano, Massimo e Zenone. Nella ''spelunca magna'' poi erano disposte quattro stazioni devozionali, ove erano stati sepolti cinque martiri: il vescovo ], Felicissimo e Agapito diaconi di ], ed i martiri ] e Gennaro. Analogamente ad altre catacombe, anche in quella di Pretestato sono diversi i martiri e i santi ricordati e celebrati. Abbiamo già menzionato al fatto che nel sopraterra, in due distinte basiliche, venissero commemorati i santi Tiburzio, Valeriano, Massimo e Zenone. Nella ''spelunca magna'' poi erano disposte quattro stazioni devozionali, ove erano stati sepolti cinque martiri: il vescovo ], Felicissimo e Agapito diaconi di ], ed i martiri ] e Gennaro.


La ''Notitia ecclesiarum urbis Romae'' (itinerario per pellegrini, chiamato ''“itinerario di Salisburgo”'' perché scoperto in un codice di ], conservato alla biblioteca nazionale di ]) ci informa dell'esatto percorso seguito dai pellegrini: essi visitavano dapprima la basilica dei santi Tiburzio, Valeriano, Massimo nel sopraterra; scendevano poi nella catacomba per sostare dinanzi alle edicole dei cinque santi ivi sepolti; infine uscivano per visitare la seconda basilica, quella di san Zenone. La ''Notitia ecclesiarum urbis Romae'' (itinerario per pellegrini, chiamato ''“itinerario di Salisburgo”'' perché scoperto in un codice di ], conservato alla biblioteca nazionale di ]) ci informa dell'esatto percorso seguito dai pellegrini: essi visitavano dapprima la basilica dei santi Tiburzio, Valeriano, Massimo nel sopraterra; scendevano poi nella catacomba per sostare dinanzi alle edicole dei cinque santi ivi sepolti; infine uscivano per visitare la seconda basilica, quella di san Zenone.


Di tutti questi luoghi di culto, ipogei e ''sub divo'', l'unico certamente identificato è quello di Gennaro; degli altri, o non restano più tracce, o non sono ancora stati identificati. L'identificazione del luogo di culto di Gennaro è stato reso possibile dal ritrovamento di frammenti marmorei che, ricomposti, hanno dato origine a una grande lastra con il testo-dedica composto da ]: ''“Beatissimo martyri Ianuario Damasus episcop. fecit”''. Curiosa è, inoltre, la storia di un'altra lastra marmorea damasiana dedicata ai santi Felicissimo e Agapito: passata di mano più volte e utilizzata per scopi diversi (anche come base di taglio in un laboratorio di marmi), fu scoperta da Enrico Josi nel ], spezzata in tre tronconi, durante i lavori di smantellamento della ]: i tre frammenti erano stati riutilizzati per la pavimentazione della chiesa. Di tutti questi luoghi di culto, ipogei e ''sub divo'', l'unico certamente identificato è quello di Gennaro; degli altri, o non restano più tracce, o non sono ancora stati identificati. L'identificazione del luogo di culto di Gennaro è stato reso possibile dal ritrovamento di frammenti marmorei che, ricomposti, hanno dato origine a una grande lastra con il testo-dedica composto da ]: ''“Beatissimo martyri Ianuario Damasus episcop. fecit”''. Curiosa è, inoltre, la storia di un'altra lastra marmorea damasiana dedicata ai santi Felicissimo e Agapito: passata di mano più volte e utilizzata per scopi diversi (anche come base di taglio in un laboratorio di marmi), fu scoperta da Enrico Josi nel ], spezzata in tre tronconi, durante i lavori di smantellamento della ]: i tre frammenti erano stati riutilizzati per la pavimentazione della chiesa.--->


== Description ==<!--- == Description ==<!---
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== Bibliography (in Italian) == == Bibliography (in Italian) ==
* {{cita libro|author=Lucrezia Spera|titolo=Il complesso di Pretestato sulla Via Appia: storia topografica e monumentale di un insediamento funerario paleocristiano nel suburbio di Roma|publisher=Città del Vaticano|date=2004}} * {{cite book|author=Lucrezia Spera |date=2004 |publisher=Città del Vaticano |title=Il complesso di Pretestato sulla Via Appia: storia topografica e monumentale di un insediamento funerario paleocristiano nel suburbio di Roma}}<!-- auto-translated from Italian by Module:CS1 translator -->
* {{cita libro|author=Leonella De Santis, Giuseppe Biamonte|title=Le catacombe di Roma|publisher=Newton & Compton|place= Roma|date=1997|pp=52.63}} * {{cite book|author=Leonella De Santis, Giuseppe Biamonte |date=1997 |place=Roma |pages=52.63 |publisher=Newton & Compton |title=Le catacombe di Roma}}<!-- auto-translated from unknown (Italian or Spanish) by Module:CS1 translator -->
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The Catacombs of Praetextatus is a catacomb complex on the left side of the via Appia in the modern-day Appio-Latino quarter of Rome. Its modern entrance is on the via Appia Pignatelli. It is named after its founder or the man who gave the land on which it was built.

Topography

History

Martyrs

Description

References

  1. (in Italian) "Catacombe di Pretestato". Cultura e svago. Retrieved 21 October 2020.

Bibliography (in Italian)

  • Lucrezia Spera (2004). Il complesso di Pretestato sulla Via Appia: storia topografica e monumentale di un insediamento funerario paleocristiano nel suburbio di Roma. Città del Vaticano.
  • Leonella De Santis, Giuseppe Biamonte (1997). Le catacombe di Roma. Roma: Newton & Compton. p. 52.63.
  • Mazzei Barbara, Salvetti Carla (2000). "Il sarcofago attico degli Amorini a Pretestato. Restauro e nuove considerazioni iconografiche". Rivista di Archeologia Cristiana. 76. Città del Vaticano: pontificio istituto di archeologia: 218.

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